Il lavoro è imperniato sulla figura del Pontefice che secondo Dante Alighieri “…fece per viltà il gran rifiuto…”, cioè lasciò il pontificato per ritirarsi a vita monastica dopo aver constatato la grande corruzione che albergava nella Roma clericale del tempo (siamo alla fine del XIII secolo); per questa ragione Dante lo pone nell’Inferno fra gli ignavi.
In realtà Celestino V, frate completamente fuori dalle logiche di potere del suo tempo, dopo aver accettato in un primo momento il grandissimo onore ed onere di salire sul soglio di Pietro, si rese conto di essere totalmente inadatto a gestire quell’enorme potere che invece faceva gola a molti, più scaltri di lui in mercimoni solamente terreni e che nulla avevano a che fare con lo spirito e la trascendenza, caratteristiche proprie invece di Celestino.